L'acqua tonica & il Gin tonic

Acqua Tonica 25 mag 2018
limone nell'acqua tonica

Negli ultimi anni il gin tonic è tornato ad essere uno dei protagonisti della miscelazione, cavalcando l’onda modaiola del ritorno del gin.

Abbiamo già visto nel nostro articolo sul gin che il mercato di oggi offre una quantità di bottiglie davvero smisurata, si è arrivati al punto di definire un cocktail bar in base alla “dimensione” della sua bottigliera; ragionamento quanto mai sbagliato!

Ma lasciamo da parte per un momento il gin, e parliamo del suo miglior complemento, l’acqua tonica.

Ben prima del colonialismo, le proprietà medicamentose dell’albero della china erano conosciute soprattutto in Sud America, paese di orgine della pianta, dove la leggenda narra che nel 1638 la contessa Ana de Osorio Chinchón, moglie del viceré del Perù, Luis Jerónimo de Cabrera, soffriva per una febbre molto alta e venne curata con rimedi tradizionali indigeni ottenuti lavorando la corteccia di un albero. Questo rimedio arcaico funzionò, la donna si riprese e l’albero miracoloso venne battezzato CHINA dal nome della contessa di Chinchon.

Da li in poi la diffusione dell’albero di china e del suo estratto, il chinino, fu davvero rapida, anche grazie alle navi mercantili che battevano i mari del globo in lungo ed in largo durante il periodo coloniale.

Quello che è certo è che limitare la storia dell’acqua tonica a sola comprimaria del gin è davvero riduttivo, anzi, per certi versi il chinino è stato compagno di una delle istituzioni mercantili, politiche e governative più forti di sempre, la “British East India Company” o semplicemente Compagnia britannica delle indie orientali.

Difatti durante gli insediamenti nelle nuove colonie, soprattutto quella indiana e quella africana le truppe militari e le brigate mercantili cominciarono a contrarre le malattie indigene, come febbri generate da ceppi virulenti sconosciuti e malattie di varia natura, tra le quali la più devastante di tutte fu la malaria!

L’unico modo per porre rimedio a questa moria fu quello di sfruttare le proprietà medicamentose del chinino, estratto dalla corteccia della China; il prodotto risultante della lavorazione era una polvere finissima e molto amara al punto che le truppe dell’impero inglese pur di assicurarsi di ingerire la loro razione si videro costretti a miscelarla con l’immancabile gin.

Questa soluzione non solo rese più appetibile il chinino, ma creò un vero e proprio tonico corroborante ed in grado di attenuare, se non guarire del tutto, gli effetti di alcune delle malattie peculiari delle colonie insediate. Nacque così il “gin&tonic” e ben presto una società inglese brevettò la ricetta per fare un’ acqua tonica.

mappa

Partì cosi tra le superpotenze un’altra sfida, quella di portare in Europa di contrabbando i semi dell’albero della China dal Sudamerica nella speranza di poterli piantare ed avere alberi di china, e di conseguenza il principio attivo chinino, disponibile “in casa”. Diversi tentativi fallirono, quasi nessun albero crebbe come sperato e tantomeno produsse le quantità di chinino necessario a soddisfare la domanda del mercato, a causa delle differenze climatiche tra il paese di origine e quello di destinazione dei semi. Gli olandesi non vollero cedere ai primi fallimenti, così contrabbandarono i semi in paesi e colonie orientali, come Cina, India e Ceylon, dove le caratteristiche climatiche e di terreno erano più favorevoli all’insediamento della pianta; ben presto si ottennero migliori risultati e gli olandesi presero il controllo sulla produzione ed il commercio di chinino, fino ad avere il monopolio mondiale nel 1918.

Oggigiorno le acque toniche non sono meno investite dei distillati o dei liquori da questo processo di riscoperta della miscelazione antica, al punto che il mercato offre prodotti classici e prodotti nuovi, alcuni creati appositamente per accompagnare un gin (leggi tonica 1724 e Gin Mare), altri storici (Schweppes, Fever Tree…ecc…) ed altri ancora che interpretano al meglio la cultura di miscelazione odierna, con bottigliette ed etichette in stile vintage, ma ricche di dettagli cool e di tendenza, come personaggi marinareschi, tatuaggi old school, barbe incolte e pin-up, come nel caso dello storico marchio italiano di soft drink Abbondio, nato nella seconda metà del’800.

Come in tutti i settori anche qui l’astuzia del bartender sta nello scovare quale prodotto si adatta meglio al suo stile, senza mai dimenticarsi, a mio avviso, di prestare sempre attenzione alle materie prime utilizzate ed alla “pulizia” di produzione.

bottiglia di tonica

Infine veniamo a qualche piccola nota di carattere tecnico relativa all’acqua tonica ed in particolar modo al chinino, che è pur sempre bene sapere. Tutt’oggi il chinino è ritenuto un ottimo “strumento” medico, ha ottime proprietà antipiretiche, antinfiammatorie, analgesiche ed antimalariche (ecco perché faceva parte della profilassi medica delle truppe e dei naviganti dei secoli precedenti), ovviamente nelle acque toniche commerciali il contenuto di chinino è ridotto ai minimi termini, al punto di sfruttare solo la nota amaricante e gradevole che dona all’acqua, addizionata a sua volta di anidride carbonica. Tuttavia non vi sono raccomandazioni circa la quantità massima di assunzione dell’acqua tonica e ci si limita alla pubblicizzazione di slogan circa la “ragionevolezza” del consumo e, sebbene presente in ridotte quantità, un abuso di acqua tonica può comunque portare ad effetti indesiderati, tipici dell’abuso di chinino, quali vomito, diarrea, disturbi visivi ed uditivi. Aggiungiamo il fatto che l’acqua tonica commerciale contiene dosi massicce di zuccheri di varie forme (fruttosio, saccarosio, aspartame ecc..), pertanto i valori nutrizionali della tonica sono paragonabili a quelli delle bevande sodate più diffuse, inoltre viene definita come bevanda “vuota” non avendo al suo interno elementi nutrizionali come fibre, grassi, proteine, Sali minerali ecc…

Insomma siamo arrivati al punto che quando ordiniamo il terzo gin tonic non dobbiamo più preoccuparci degli effetti del gin, bensì di quelli del chinino!

Ovviamente si scherza e come dico sempre, meglio bere poco, ma bene, piuttosto che tanto e male!

Alla salute!

Michelangelo ITB

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