Calice

Il calice da vino oggi è un elemento talmente scontato che nella maggior parte dei casi non prestiamo nemmeno attenzione al tipo di modello che abbiamo in mano, al disegno o allo specifico uso per il quale è stato studiato. Abbiamo come retaggio culturale la netta distinzione tra calice da bianco, rosso e bollicina, distinzione che in realtà lascia un po il tempo che trova, come abbiamo visto nell’articolo sulla flute. Ma ci siamo mai chiesti perchè è necessario avere un bicchiere adatto a degustare il vino e perchè non possiamo usare lo stesso bicchiere per tutte le bevande? la risposta sembra semplice, ma non è così scontata, molti pensano ancora alla distinzione classica dei tre tipi di bicchieri, quello dal bevante largo per i rossi, quello un po più stretto per i bianchi, per gli spumanti quello con la “punta” perchè qualcuno ci ha detto “…massì ovvio serve a far partire la bolla”. Oggi le teorie sono le più disparate e non vogliamo certo dirvi noi qual è il modo migliore di bere questo o quel vino ed in quale bicchiere; quello che però vogliamo fare come sempre è cercare qualche nozione storica per capire come anche gli strumenti che oggi ci sembrano ovvi e scontati hanno avuto una evoluzione notevole nel corso degli anni, e sicuramente quello del calice è uno dei percorsi più affascinanti, cerchiamo insieme di vedere quali sono i punti salienti di  questa storia.

A dirla tutta già gli antichi romani distinguevano i bicchieri per l’acqua e quelli per il vino, non solo nelle famiglie ricche o socialmente avvantaggiate, persino nelle taverne ed all’interno della plebe era usanza utilizzare un bicchiere differente per il vino, richiesto a gran voce dai consumatori, che volevano calici più grandi per degustarlo meglio. I primi calici rudimentali erano fatto di legno, conchiglie di grandi dimensioni e poi di peltro; ma la vera rivoluzione arrivò grazie agli  Assiri, che inventarono la tecnica della soffiatura del vetro ed a riprova di ciò è arrivata fino ai giorni nostri una “ricetta” per realizzarlo, ritrovata nella biblioteca del re Assurbanipal, tale ricetta recitava: «Si prendano 60 parti di sabbia, 180 parti di polvere di alghe essiccate e cinque parti di gesso». se ci pensiamo dopo oltre 2500 anni gli ingredienti non sono poi così diversi. Tecnicamente vale un po il discorso che abbiamo fatto anche per gli altri bicchieri, lo stelo funge da “impugnatura” per non scaldare la bevanda, il bevande ha caratteristiche specifiche in base al vino che deve ospitare ed il vetro deve essere sempre ben pulito e, qualora venisse lavato in lavastoviglie, soprattutto quelle dei locali, asciughiamolo con molta cura con panni e canovacci puliti, avendo cura di non appoggiarli ai ripiano con il bevante rovesciato, altrimenti rischiamo che si creino cattivi odori al suo interno che potranno poi falsare la degustazione.

Cheers!

Michelangelo

E’ importante che l’impugnatura che effettuiamo non interferisca col bevante, affinché non si creino innalzamenti termici del vino o che gli odori cutanei interferiscano con quelli della bevanda durante l’esame olfattivo.

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