Clover Club Cocktail: Ricetta e Preparazione
CLOVER CLUB
1 1/2 GIN
1/2 LIMONE
1/2 SCIROPPO LAMPONE
1 OZ ALBUME
BICCHIERE: Coupette
METODO: Shake & Strain
GUARNIZIONE: lamponi
IL NECESSARIO
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STORIA
Che legame ci potrà mai essere tra un cocktail e gli hotel più famosi e sfarzosi dell’America di inizio ‘900? Bene mettetevi comodi perché in questa storia c’è spazio un po per tutto, l’amore di una coppia di imprenditori, l’emancipazione femminile, gli incontri segreti di politici, avvocati e ricchi uomini di finanza e, ovviamente, uno dei cocktail più iconici, controversi e affascinanti del secolo scorso…
Siamo a Philadelphia sul finire del 1800 e la coppia di coniugi George e Louis Boldt si occupa pregevolmente della gestione del loro hotel “Bellevue” sorto nel 1881 all’angolo tra Broad e Walnut street. Il livello di servizio offerto presso il Bellevue, la buona cucina e la clientela d’èlite portò in breve tempo l’hotel sulla bocca di tutti, fino a diventare un punto di riferimento a livello nazionale per qualità ed ospitalità.
La grande maestria di George nella gestione e cura del servizio ed il “Savoir Faire” della moglie Louis, abilissima intrattenitrice, crearono interesse in William Waldorf Astor, imprenditore e politico Newyorkese che stava progettando in quegli anni la costruzione di due Hotel di lusso, il “Waldorf” e l’”Astoria” proprio nella città di New York. William contattò Boldt per proporgli l’affare di diventare socio e gestore dei suoi hotel, George non solo accettò, ma si dedicò in prima persona alla scelta e allo stile che le strutture dovevano avere, scelse lo stile rinascimentale francese e l’arredamento degli interne seguì le strade del lusso e dello sfarzo, con la scelta di materiali, moquette e marmi tra i migliori al Mondo. I due Hotel di New York inizialmente erano due entità separate, ma nel progettare il secondo Bondt inserì un grande corridoio per unire le due strutture famoso col nome di “peacock-alley”. Così facendo, dall’unione delle due strutture nacque il “Waldorf-Astoria Hotel”, al tempo il più grande e lussuoso al Mondo e ancora oggi molto conosciuto e protagonista di svariati film.
Divenuto ricco e famoso in tutto lo stato, Boldt decise di ristrutturare ed ingrandire il suo hotel di Philadelphia, concentrandosi particolarmente sul pregio dei materiali, dal marmo protagonista di una spettacolare scala ellittica fino ad arrivare a pregiatissimi, e delicatissimi, apparecchi di illuminazione progettati da Thomas Edison. Le suite erano innumerevoli, ciascuno con uno stile diverso, la sala da ballo era la più grande che si potesse ricordare e molti giornali e uomini d’affari, lo descrivevano come l’Hotel più spettacolare del Mondo.
Ma abbandoniamo le vicissitudini imprenditoriali dei coniugi Boldt e torniamo a dedicarci al nostro cocktail, cercando di capire cosa possa c’entrare con tutto questo. Va detto che il Bellevue divenne talmente protagonista della scena politica e sociale di Philadelphia che ospitò al suo interno il “clover club”, non il cocktail, o perlomeno non ancora, un club per soli uomini alla cui testa c’era, inizialmente William Keherer, padre di Louise. Il club era appannaggio delle sole figure di spicco della città ed ai suoi incontri si discuteva di politica, società e cultura.
Abbiamo già visto come la moglie di Boldt, Louise aveva grandi capacità relazionali e comunicative, al punto che convinse il marito ad aprire anche alle donne, diventando di fatto la prima struttura che ospitò anche le donne in vista della società americana. Ovviamente l’intrattenimento delle signore era questione di Louise, che deliziò le sue ospiti col cocktail simbolo del club, di cui prese anche il nome. Il drink divenne famoso in tutti gli Stati Uniti, grazie all’impiego di gin, apprezzatissimo al tempo, ma che in questa miscela perdeva il compagno di sempre, il vermouth, per dare spazio ad uno sciroppo di lamponi ed al limone. La miscela trovò immediato entusiasmo da parte delle signore che, restando fedeli a ciò cui sapevano fare meglio, parlarono del drink al ritorno dai loro pernottamenti presso l’Hotel. Ben presto il cocktail si diffuse al punto di trovare traccia della sua ricetta già nel 1908 in diversi ricettari e manuali di bartending, tra cui quello di Paul E. Lowe “Drink – How to mix and serve” del 1909 e nel “the Waldorf Astoria bar book” di Albert S. Crocket.
La fama raggiunse l’apice quando, nel 1911 il New York Times gi dedica un articolo, descrivendolo come un drink “per signore”.
Per diversi anni si persero le tracce del clover club, sicuramente a causa dell’avvento del proibizionismo e del cambiamento dei gusti della società, ma nel 1941 la rivista Esquire lo riporta in auge grazie ad una piccola modifica, l’aggiunta di albume d’uovo che dona una setosità al drink che anche in questo caso viene rivolto al gentil sesso. Inoltre il basso tenore alcolico e la freschezza lo pongono come un “all day”, al punto che anni dopo, nel 1961, la neonata IBA lo inserisce nel suo primo ricettario, donandoli l’immortalità che merita.
In diversi libri e ricettari troviamo la granatina al posto dello sciroppo di lampone, non sempre reperibile e molto più difficile da conservare mantenendo livelli igienici corretti.
Le ricette del clover club che sono arrivate fino ai giorni nostri sono davvero svariate e proposte dai migliori barman del passato e dai migliori ricettari. Di seguito vi riportiamo alcune ricette giunte fino ai giorni nostri, in cui possiamo vedere l’evoluzione del drink e della sua composizione.
La ricetta proposta da William Boothby nel suo “The World’s drink and how to mix them” è la seguente:
“into a mixing glass of cracked ice, place two bar spoonfuls of imported grenadine syrup(raspberry syrup will ansie the purpose), just enough fresh squeezed lemon juice to overcome the sweetness of the syrup, half of the white o fan egg, and a jigger of Coates Plymouth gin shake thoroughly, strain into a small claret glass, and serve.
Guarnizione : ///
Nel già citato libro “The Old Waldorf-Astoria Bar Book” la ricetta compare come la seguente:
CLOVER CLUB
Juice one-half Lemon
One-half spoon Sugar
One-half pony Raspberry Syrup
One-fourth pony White of Egg
One jigger Gin (star glass)
“A Philadelphia importation, originated in the bar of old Bellevue-Strtford,
where the Clover Club, composed of literary, legal, financial and business lights of the Quaker City, often dined and wined, and wined again”.
Nel primo ricettario IBA del 1961 il clover club compare con la seguente codifica:
CLOVER CLUB
2/3 Dry Gin
1/3 Granatina
Succo di mezzo limone
1/2 bianco d’uovo
Si prepara nello shaker, con poco ghiaccio cristallino.
Si deve servire nel bicchiere doppio da Cocktail.
Bicchiere doppio da Cocktail o nel calice da vino.
Nel ricettario IBA del 2012 la ricetta è invece la seguente:
CLOVER CLUB
All Day Cocktail
4.5 cl Gin
1.5 cl Raspberry syrup
1.5 cl Fresh lemon Juice
Few drops of Egg White
Pour all ingredients into cocktail shaker filled with ice. Shake well. Strain into cocktail glass.
Svariate ricette, svariate dosi e presenza di granatina o sciroppo di lamponi, ma le vicissitudini del Clover Club non finiscono qui, nel 1934 nel manuale di Paul E. Lowe “Drink As They Are Mixed” nel capitolo dedicato alle miscelere popolari in quegli anni sarà presente il “Clover Leaf Cocktail”.
Clover Leaf Cocktail
Fill bar glass 1/2 full cracked ice.
1 Jigger of Dry Gin.
Juice of one lime or 1/2 lemon.
White of one egg or 1/2 pony sweet cream.
1/2 teaspoonful of Grenadine.
Shake, strain and serve in cocktail glass.
Anche il grande Harry MacElhone nel suo “Harry’s ABC of Mixing Cocktails” ci riporta una ricetta particolare e diversa dal clover come lo abbiamo conosciuto fino ad allora:
Clover Club Cocktail.
1 white of Fresh Egg, juice of small Lime (or 1/4 Lemon),
1 teaspoonful Raspberry Syrup,
1/3 Gin,
1/6 Gancia Italian Vermouth.
Note. – In London for some time it has been the custom to serve Grenadine instead of Raspberry.
E aggiunge una sua versione del “Leaf” che prende il nome di:
Clover Leaf Cocktail.
1 white of Fresh Egg,
juice of small Lime (or 1/4 Lemon),
1 teaspoonful Grenadine,
1 sprig of Fresh Mint,
1/3 Gin,
1/6 Italian Vermouth.
Shake well, strain, and serve mint-leaf on top
Ma l’utilizzo della menta ci porta anche a studiare la versione di una altro grande Barman, Robert Vermeire, che rende la ricetta come segue:
1922 – From “Cocktails- How to Mix Them” by Robert Vermeire
Clover Club Cocktail
Fill the shaker half full of broken ice and add:
The white of a fresh egg.
the juice of a small fresh Lime.
1 teaspoonful of Raspberry syrup.
2/6 gill of Gin.
1/6 gill of French Vermouth.
Shake well and strain into a small wine-glass.
When no limes are to hand, lemons are usually used, and Grenadine is often substituted for Raspberry Syrup.
The Royal Clover Club is made with the yolk instead of the white egg.
The Clover Leaf is a Clover Club shaken up with 1 or 2 sprigs of fresh mint and decorated with a mint leaf on the top.
Da queste ricette si evince come molti ingredienti del clover club siano stati messi in discussione, praticamente l’unico sempre presente e riconosciuto da tutti è il distillato, il gin utilizzato, meglio se Plymouth, sembra essere l’unica cosa che mette d’accordo tutti i grandi barman. Granatina o sciroppo di lamponi, menta fresca oppure no, limone o lime, con albume o senza…potremmo scrivere ancora per ore e ore di questo drink, scovando e scoprendo ricette di ogni genere.
Quel che è certo, per noi di Italian Bartender, è che il clover è un cocktail che merita vita eterna, al pari di un Martini, old fashioned o Daiquiri, e noi lo riporteremo sempre in auge per non permettere che finisca mai più nel dimenticatoio.