Altri distillati, quali sono e da dove vengono?
Abbiamo visto in dettaglio i distillati più importanti e che non possono mancare nella bottigliera di un barman, va però detto che vodka, rum, tequila, gin e whisky non sono i soli prodotti risultanti dalla distillazione; in ogni parte del Mondo troviamo distillati derivanti dalle colture che il territorio indigeno permette di sviluppare.
Nei secoli precedenti grazie ad una consapevolezza sempre crescente da parte dell’uomo circa le tecniche di distillazione, è cresciuta anche la produzione di distillati come risultato dell’utilizzo e della produzione delle materie prime legate al terreno.
I distillati si dividono in base alla loro origine e di seguito indichiamo quali sono i principali e da dove provengono, sperando di riuscire un domani a trattarli singolarmente in maniera più approfondita, dedicando a ciascuno un articolo.
Armagnac&Cognac
Distillati di vino di origine Francese famosi in tutto il mondo, che prendono il nome dalle zone di origine, più antico l’Armagnac datato inizi del 1400, ma il Cognac può vantare di essere un distillato AOC (appellation d’origine controlle).
Brandy e Grappa
Distillati italiani di origine vitivinicola, il primo ha base di vino, il secondo dalle vinacce. Il brandy prende il nome dall’olandese “brandevjn” (vino bruciato) tradotti in italiano col termine ARZENTE, nome voluto dal Duce durante gli anni del suo governo per promuovere l’italianità ed eliminare tracce straniere anche dalla lingua italiana (diverse furonoi neologismi coniati in quegli anni volti ad identificare oggetti, sport, usi e costumi che erano resi con termini stranieri). Il brandy ha un mercato un po di nicchia, rapito oggigiorno in buona parte dalla grappa, che può vantare di essere l’unico distillato partendo da una materia prima solida, le vinacce, che altro non sono che il residuo della torchiatura dell’uva da vino.
Cachaca
La cachaca (pronunciato: “caciassa”) è un distillato brasiliano che si ottiene dalla canna da zucchero, al pari del rum, ma che è diventata famosa negli anni 80 e 90 grazie ai cocktail estivi per eccellenza che spopolavano in quel periodo di cui la Caipiriña è la protagonista assoluta. Come nel rum la nota zuccherina è ben percepibile, ma la cachaca risulta molto più ruvida e con sentori alcolici notevoli, tanto da renderne la degustazione in purezza assai difficile.
Calvados
Distillato del sidro ottenuto dalla fermentazione di mele della Normandia, dai sentori aciduli. La Normandia è famosa per la sua produzione di mele di ottima qualità fin dai tempi di Carlo Magno, ed è l’unica regione francese dove non vi si coltiva uva da vino, pertanto gli abitanti del posto hanno creato l’ “eau de vie de Cidre” prima che il termine Calvados fosse coniato per indicare questo prodotto.
Applejack e Applebrandy
Distillato di Sidro di mele prodotto in America ed Inghilterra, parente stretto del sopraccitato Calvados, la maggiore differenza tra i due si ritrova nelle note più fruttate del Calvados rispetto a note di legno e sentori più secchi dell’Applejack.
Pisco
Distillato di mosto di vino definito anche come il Brandy di Cile e Perù, paesi che si contendono tutt’oggi le origini del prodotto. Nonostante il termine accomuni l’acquavite dei due paesi, i processi produttivi e di invecchiamento sono assai diversi, tanto che è tutt’ora in corso una guerra legale per attribuire la Denominazione d’origine Pisco ad uno dei due stati, di cui il Perù sembra avere la meglio.
Moonshine
Whiskey di origine americana nato “al chiaro di Luna” prodotto in maniera del tutto illegale all’interno dei boschi delle regioni isolate del centro america e non solo. La produzione avveniva nottetempo, utilizzando alambicchi di scarsa qualità e fattura, rendendo il prodotto finale ruvido e ruffiano sia al naso sia al palato. Negli ultimi anni la moda del ‘Shine è stata riscoperta e anche l’Europa ne è stata contagiata, fornendo il mercato di prodotti di ottima qualità seppur caratterizzate dalle peculiari note ruvide originali e soprattutto, al contrario di quanto si pensi e indicativo di quanto la moda stia cambiando, gli invecchiamenti sono sempre più brevi, dando origine ad acquaviti praticamente bianche e trasparenti tanto che uno dei prodotti più riusciti è il “white dog” il whiskey bianco (come segnato in etichetta) di origine Polacca, proveniente da una piccola distilleria capitanata da tre giovani ragazzi.
Jenever
Antenato del gin, ebbe però meno successo del suo cugino inglese, nonostante gli ultimi anni e la nuova era della miscelazione sta ritagliando un buono spazio anche per questo prodotto che, a mio avviso, merita decisamente attenzione. La principale differenza col gin è da ricercarsi nella base cerealicola di partenza, difatti il jenever utilizza Mais, Segale ed Orzo che conferiranno sentori peculiari al distillato, ben diversi da quelli più eterei e balsamici del gin.
Shochu
Il shochu definisce non un singolo distillato, ma un insieme di distillati che possono avere come materia prima riso, patate, canna da zucchero ecc…il termine giapponese, che ha etimologia cinese, significa “liquido bruciato”, il che lo accomuna molto al concetto di brandy.
L’elenco potrebbe essere ancora molto lungo, basti pensare che dalle sole vinacce, oltre ai distillati descritti sopra, troviamo anche il “Fine Bourgogne” ed il “Fine de Marne” entrambi francesi, oppure il “Dopbrandy” sudafricano, o ancora il “Komovika” prodotto in Serbia , passando dalla Grecia col suo “Raki” e dalla Germania col “Trester” arrivando al “Orujo” spagnolo ed al “Pomace” americano.
Altra materia prima che ci consegna dei distillati davvero particolari è la frutta, anche qui l’uomo, nei secoli, ha dato libero sfogo alla fantasia, facendo giungere fino a noi dei prodotti di ottima fattura, alcuni più conosciuti, altri meno, ma tutti, sempre, che portano con se le peculiarità organolettiche dell terroir e della materia prima di origine.
Alcuni esempi possono essere i distillati di castagne della Valcamonica, oppure il “Mirabelle” francese, distillato prodotto con le prugne gialle della Lorena; o ancora il “Framboise” distillato a base di lamponi di bosco e come non citare il distillato a base di pere williams, il “Williamine”.
Il nostro articolo potrebbe dilungarsi a dismisura, pertanto porto alla vostra attenzione alcune piccole curiosità circa i distillati, come quello ottenuta dal latte, che sia di cammello (Koummis – Russia), di giumenta (Aliven-Mongolia) o di Capra (Kefir – Caucaso), oppure il distillato di agave azul weber, la stessa del tequila, ma prodotto in sudafrica che prende il nome di AGAVA; ma l’agave ci consegna anche un ottimo Sotol (distillato dall’agave DASYLIRON) o la BACANORA, ottenuto sempre dalla distillazione dell’agave, ma prodotto illegalmente fino agli anni 90, per poi aver ottenuto la regolamentazione circa la sua produzione.
Tante altre curiosità si possono dire sui distillati, parlando di materia prima o di storia di un popolo o territorio. Come sempre se avete curiosità, documenti e dettagli interessanti condivideteli con noi commentando qui sotto o contattandoci direttamente.
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