Don Papa Rye Aged Rum
Buonasera Bartenders, Drink lovers e bevitori curiosi.
Con la chiusura dei locali e le relative restrizioni create dagli ormai infiniti DPCM che hanno contrassegnato questo 2020 virulento, è diventato ormai impossibile sedersi per degustare un buon drink nel nostro cocktail bar preferito, figuriamoci quanto più difficile sia stato riuscire a restare aggiornati sulle “spirits news”, come le chiamo io che, nonostante tutto, quest’anno non sono affatto mancate.
Tra le tante novità di quest’anno, per lo più incentrate su come gestire al meglio il difficile momento dell’Hospitality, vorremmo soffermarci su qualcosa che ci riavvicina al nostro mondo, quello della miscelazione, fatto di sperimentazioni e degustazioni, ma anche quello della convivialità e dell’amicizia, fatto di bevitori da bancone e da divertimento. Il protagonista che ha reso possibile tutto questo è il produttore di rum filippino DON PAPA che, a fine Ottobre, ha presentato una release davvero speciale di un rum super premium, il DON PAPA RYE AGED RUM.
Cosa ci facciano botti ex-rye whiskey nelle Filippine non è un mistero, dato che la repubblica insulare del sud-est asiatico ha subito nei secoli diverse colonizzazioni, tra le quali quella Americana a cavallo tra l’otto ed il novecento; e guarda caso proprio durante il periodo proibizionista statunitense ed il boom di piantagioni di canna da zucchero nelle filippine. Che sia un caso o meno, l’eredità che questa coincidenza di eventi ci lascia è proprio la possibilità di creare un rum invecchiato in botti ex-rye. Il risultato? Strepitoso!
La melassa filippina ha da sempre originato rum dolci, vellutati, con note di vaniglia, miele e frutti canditi, al contempo il riposo in botti che hanno ospitato segale mitiga alcune note, lo rende meno mellifluo e conferisce al tempo stesso spezie e vegetali tipiche del whisky americano. La distillazione avviene in colonna ed il riposo dura ben 4 anni nei magazzini ai piedi del monte Kanlaon, un vulcano sull’isola di Negros, che viene chiamata, ma guarda un po, Sugarland. Le alte temperature che si raggiungono sull’isola ed a maggior ragione nei magazzini di invecchiamento, consentono al legno di rilasciare tutte le sue peculiarità organolettiche, donando al rum profondità e gradazione. Il naso trova spezie, miele e frutta fresca finale, la dimora di questo rum ben si percepisce grazie a note legnose ed il gusto incontra una sapidità rara per queste zone.
La vera rarità è però l’utilizzo di botti ex segale data la tradizione Don Papa di invecchiare in ex bourbon, ma questi cambi di rotta ci piacciono, aprono scenari nuovi, mai provati, che siano per il futuro o per una semplice, ma quanto mai azzeccata, release premium, bisogna fare i complimenti alla Don Papa. Complimenti da estendere anche a Walter Gosso (brand ambassador n.d.r.) ed al gruppo Rinaldi 1957 che porteranno sicuramente in alto questa novità del mercato degli spirits.
Durante la serata di presentazione, avvenuta a Roma presso il “The Sanctuary” uno dei drink proposti è stato il “Jungle Prohibition” creato con Don Papa Rye Cask, bitter, lime, unsweetened ananas e un float di vermouth rosso.
Noi come da abitudine vogliamo proporre una nostra idea, questa volta su base daiquiri:
SUGARLAND:
1 ½ oz Don Papa Rye Cask
1 oz lime
½ oz cordiale alle scorze di arancio, anice stellato e sale maldon
1 dash bitter fave di cacao.
Bicchiere: coupette
Metodo: Shake&strain
Guarnizione: Spiga di segale sul bordo del bicchiere
Cheers and Enjoy!
Articolo: Alessio Ciucci; Michelangelo Tremolada
Revisione testi: Michelangelo Tremolada