Sidecar Cocktail: Ricetta e Preparazione
SIDECAR
1 2/3 oz COGNAC
2/3 oz CONTREAU
2/3 oz SUCCO di LIMONE
BICCHIERE: COPPA MARTINI
METODO: SHAKE & STRAIN
GUARNIZIONE: SCORZA LIMONE
IL NECESSARIO
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Bicchiere
Bottiglie
Strumenti
STORIA
Eccoci di fronte ad uno di quei drink la cui storia è tanto fumosa quanto piena di aneddoti e sedicenti padri.
Cercheremo di fare un po di chiarezza e non potendo affermare con precisione chi abbia ragione e quale sia la vera storia che c’è dietro al sidecar; noi di ITB misceleremo come ci piace fare dettagli storici reali e narrazioni leggendarie e mitiche sempre affascinanti e utili a creare quell’alone di mistero che aiuta un cocktails a far parlare di sé, nei secoli dei secoli…amen!
La data storica a noi più lontana relativa al sidecar è a cavallo della prima guerra mondiale, quando un ufficiale americano stanziato in Francia era solito recarsi al Chatham bar di Parigi col suo sidecar, che parcheggiava nei pressi del dehor del locale, e prendeva un twist del white lady col prodotto francese per eccellenza, il Cognac.
Nel 1923 però presso l’hotel Ritz, sempre a Parigi, fa la sua comparsa una drink list recante questo cocktail, ad opera del barman Frank Meyer. Fino agli anni ’30 del secolo scorso la paternità del drink passò per le mani di diversi barman, il famoso Harry Mc Elhone nell’edizione del 1925 del suo libro “Harry’s ABC of mixing cocktails”, dapprima attribuì il drink a Par Mc Garry, barman del Buck’s bar di Londra, ma in una ristampa successiva si fece padre del drink aggiungendo un aneddoto, forse volto a solidificare la sua paternità nell’immaginario comune, secondo il quale un suo cliente frantumò alcuni tavoli in vetro del dehor perdendo il controllo del suo sidecar dopo averne bevuti diversi al cospetto di Harry.
Altro episodio tutto da verificare vuole che Mc Elhone miscelò prontamente questo drink per un cliente che perse il controllo del suo sidecar passando per la via del suo bar e sfondò alcune vetrine, ed entrando per scusarsi ordinò un cognac per riprendersi dallo shock. Il simpatico barman porse al cliente il drink e lo intitolò al protagonista del fatto.
L’alone di mistero intorno al drink si infittisce ancora di più quando il grande mixologist del tempo, Robert Vermeire (“Cocktails, how to mix them” n.d.r.) cita il drink nel suo libro, ma non cita alcun nome circa il creatore.
Ad offuscare ancora di più il tutto ci pensa David Embury col suo “Fine arts of mixing drinks” del 1948 che torna a suffragare l’ipotesi del militare americano stanziato a Parigi, riportando in auge la versione iniziale della storia.
Insomma, diciamoci la verità, le leggende ci piacciono, così come ci piacerebbe sapere tutto sui drinks che prepariamo e beviamo, ma non sempre si può, la storia è sempre un po fumosa, non sempre è raccontata bene, spesso infiocchettata con particolari aggiuntivi da ogni narratore successivo e, soprattutto, aggiungiamoci che il tutto è condito dall’alcool, sempre abbondante ai tempi.
Pertanto di certo nulla si potrà mai avere, e la storia del sidecar è un esempio evidente di come si mischino storia e leggenda.
Ma a noi piace così, le leggende tengono vive le storie e le storie propiziano le leggende, è sempre stato così e sarà sempre così, nei secoli dei secoli, Amen!
Cheers!
Michelangelo